domenica 15 gennaio 2017

IL MIO POSTO - Serena Galbato


IL MIO POSTO
Serena Galbato

            Ho letto che le case dell'infanzia non si lasciano mai, che rimangono sempre dentro di noi. Niente di più vero.
            Quando penso a me bambina, esiste un solo posto nel mondo: u Purteddu. Se scendi dalla matrice, c'è un arco; se ti affacci dal paravento, vedi una scinnuta, una scalinata rigogliosa di gramigne che dirige scrupolosamente gli occhi al cuore del quartiere Annunziata e, poi dopo, alle montagne di Belinu.
            A proposito di quelle erbacce, quando facevo la capricciosa, mia nonna mi biasimava: “Va' strichiti 'nta niputedda!”. La nepetella è un'aromatica, simile alla menta, mi viene da immaginare con proprietà terapeutiche contro il malannò dei mocciosi, per l'appunto.
            Gli inverni a casa dei miei nonni erano dolci come le nocciole zuccherate di Parmina e, quando nevicava sul cocuzzolo i Casteddu, la sua cucina era in fermento come il mosto che vugghi: farina, uova e, a menzijornu tagghiarini c'a linticchia!
            Il sabato pomeriggio, sempre in inverno, si andava al Catechismo, al Teatrino: al Teatrino, molti anni dopo, nacque la Cruna dell'ago. Ricordi "stretti indispensabili", com’u focu della notte di Natale, una corda dell'anima. Ma anche la carta regalo natalizia per proteggere la copertina del Sussidiario, il pane nel latte caldo a colazione, i maglioni di lana cusuti 'e ferri, lavorati a maglia.
            U Purteddu è ovunque io riveda chi sono.


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