mercoledì 14 dicembre 2016

LO SPIGOLATORE DI AGOSTO - Luigi Pinzone

LO SPIGOLATORE DI AGOSTO
Luigi Pinzone
Dopo tanti anni di assenza, grazie agli inviti, alle sollecitazioni e alla squisita ospitalità dei miei fratelli, sono tornato a calcare le scene di quel teatro quale ancora oggi mi appare il paesello natale.  Sempre lo stesso, gli stessi amici nel Casino di Compagnia, come se il tempo si fosse fermato. L'ho trovato diverso, invece, per altri versi.  Alcuni siti sono poco verosimili rispetto al mio ricordo per la mania modernizzatrice dell'uomo e per l'inclemenza della natura. Mi riferisco, ovviamente, alla ricostruzione in seguito ad alluvioni e terremoti.  Solo pochissime ore di permanenza ed ho voluto fare un pellegrinaggio in quel posto dove ormai si trova la maggior parte della gente che conosco (o meglio che conobbi), il cimitero. Nella salita di Via Cecata mi risuonavano nelle orecchie le note di un canto alla Madonna del Rosario, un Salve Regina in dialetto siciliano, che di seguito trascrivo.
Diu Vi salvi, o Regina
Maria di lu Rusariu,
di lu Divinu Erariu,
o Tisurera.
Sintiti sta prighiera,
o Maria nostra amanti,
chi nui li rusarianti,
a Vui faciemu.
Pintìri nni vulemu
di li nostri gran piccati;
lu nostru Diu prigati
e l'ottiniti.
Lu beni lu sapiti
quant'è granni
amuri versu li piccaturi
Gesù incarnatu.
Nasciu tra un vili statu
patiu peni e turmenti
fu in cruci crudelmenti
finchè murìu.
Poi quannu risurgiu
fistanti e gluriusu
mustrau quant'è amurusu
e onniputenti.
Perciò Matri clementi
e Virginella pura
pi finu all'ultim'ura
nun Vi scurdati.
Guardatimi, guardatimi
giacchè la Matri siti,
si Vui V'impigniriti
a nui pirdunu.
Pi menzu di la curuna
chi nui Vi recitamu
godirVi e poi spiriamu
in Paradisu.
E in Paradisu sia
sempre viva Gesù,
Viva Maria!
Il primo pensiero, naturalmente fu quello di portare un fiore sulla tomba dei miei cari, sita proprio in prossimità del campanile della Chiesa del Rosario e, contestualmente, avrei voluto andare in visita  presso la mia amica Rosaria, una delle campane di detto campanile. Ma ahimè, la porta del campanile era chiusa e un suono digitale simulava quello delle campane. Informatomi presso il custode seppi che la mia amica Rosaria, forse non reggendo all'avvento della musica elettronica, era caduta dal campanile frantumandosi in tre pezzi e quel che è peggio attentando alla vita delle persone che c'erano di sotto, tra cui il parroco. E questa fu subito la prima disillusione. Pur nondimeno continuai tra le tombe alla ricerca del tempo perduto. Trovai quelle di parenti e amici tra cui quella del fraterno amico Enzo Niosi, trovai le tombe dei miei zii, nonni e bisnonni e lasciai per ultima cosa la ricerca di una tomba che mi aveva incuriosito già quindici anni fa, quando avevo trovato quella di una donna nata a Castel San Pietro di Bologna e non ancora defunta. Mi ero sempre domandato come mai una bolognese avesse scelto di essere seppellita nel cimitero di Ucria, ed ho scoperto che era coniugata con un abitante di Ucria. Avevo sempre pensato che le affinità tra Ucria e Bologna fossero legate solo alla maestra Carla, recentemente scomparsa, che, venuta ad insegnare a Ucria, vi si era fermata, mettendo su famiglia, ma evidentemente mi sbagliavo.
Dopo, finita la visita al cimitero, ritornai tra le nebbie padane e tutto rimase nei meandri dei miei ricordi.
Chissà quanto tempo passerà ancora prima che io ritorni e chissà se vi ritornerò!
Carpi di Modena, lì 09.11.2016
LUIGI PINZONE






                                                    


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

                                                                                            

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