venerdì 14 ottobre 2016

Antiche opere in abbandono LE FONTANE DI MESSINA Si trovi il modo di restituirle ai cittadini - Nino Algeri

Antiche opere in abbandono
LE FONTANE DI MESSINA
Si trovi il modo di restituirle ai cittadini
Nino Algeri

         I cambiamenti, cui sono sottoposte le opere d’arti, possono essere di due tipi: atmosferici o politici.
         Desidero farvi notare come i cambiamenti politici, più di quelli atmosferici, abbiano colpito molti beni architettonici della città di Messina, vedi il degrado che si vede in giro, e si sono accaniti principalmente su una delle fontane più antiche della città.
         Essa dopo quasi tre  secoli si trova sempre nello stesso sito, ma in condizioni molto differenti.
         La fontana di cui desidero parlarvi è <La  fontana del Lauro>.
         Nella Rotonda di San Francesco di Paola,anticamente chiamata“Campo del Santo Sepolcro”, perché lì si trovava sin dal XII secolo, la chiesa del Santo Sepolcro, retta dai monaci Benedettini di Monreale, era posta una monumentale fontana come si può vedere dalla foto.

LARGO SAN FRANCESCO - Antica fontana del Lauro

         Sorge il dubbio che la fontana possa essere la stessa di quella citata da Michelis Platiensis nella «Historia Sicula» con la denominazione di “la funtana di lauru”, a proposito dello sbarco nella zona di due galee pisane del Conte di Novara, Matteo Palizzi, che ritornava dall’esilio nel 1348.
         Caio Domenico Gallo la data un po’ più tardi, infatti, ci riferisce di una concessione che avrebbe fatto il Senato messinese il 6 Marzo 1514 a Giov. Giacomo di Cutelli di questa contrada per tarì sei l’anno, per fabbricarvi una fornace e costruire una fonte”.
G. La Farina nella sua opera “Messina nell’800”  riporta l’iscrizione posta su una lapide datata 1724 “.….. la quale era in un fonte vicino la Chiesa di S. Francesco di Paola”, eccola:
D.      O.  M.
IMPERANTE CAROLO VI.  VICEREGNANTE COMITE DE PALMA
GUBERNANTE CIVITATEM COMITE DE WALLIS.
P.     P.  P. 
Vt   aCtIonIbVs nostrIs IVste  proCeDaMVs

(Se si prendono le lettere maiuscole dell’ultimo rigo e si mettono in ordine secondo il valore che avevano per i romani dal valore più alto al più basso abbiamo: MDCCVVVVIIII  cioè 1724)

questa lapide era probabilmente inserita sulla fonte stessa.
Nel 1884 vi furono collocati per ornamento i cosiddetti “Quattro Cavallucci” realizzate su progetto dell’architetto Gaetano Ungaro, dallo scultore catanese Giovan Battista Marino nel 1742, che avevano fatto parte delle altrettante fontane site nell’antica piazza di Santa Maria La Porta  (oggi Largo Seguenza), si trattava di puttini cavalcanti dei cavallucci all’interno di vasche ovali.
In seguito per realizzare il Lungomare, la Fiera e il serpentone per l’imbarco delle auto sulle navi private, i Cavallucci furono temporaneamente rimossi e depositati nel recinto dell’ex Gazometro da dove, in seguito, presero il volo per una “destinazione ignota”. 
È impressionante e fa effettivamente pena vedere una delle più antiche fontane di Messina che nel passato è stata meravigliosa a osservare, e che ancora esiste sempre nello stesso posto, ma che, forse per interessi privati, forse perché consumata dal tempo, forse per l’incuria e il vandalismo di una minoranza di cittadini, è ridotta, nel massimo degrado, uno scheletrico moncherino ricettacolo di rifiuti.  



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