martedì 14 giugno 2016

NEL PRIMO CENTENARIO DELLA BANDIERA ITALIANA - Salvatore Ricciardi

NEL PRIMO CENTENARIO DELLA BANDIERA ITALIANA
Salvatore Ricciardi

TRASCRIZIONE DA UN GIORNALE DEL   1897                    

  


7 gennaio 1897

Reggio dell’Emilia, dove le intemperanze dei partiti estremi non hanno saputo cancellare le tradizioni di fedeltà e di generosità, ha molto opportunamente pensato di commemorare un fatto di massima importanza nella storia del risorgimento nazionale; fatto del quale le spetta il merito principale, non soltanto perché in Reggio sedeva l’assemblea dalla quale fu decretato che fosse “universale” la bandiera tricolore, la quale doveva diventare e divenne la bandiera d’italiana; ma perché da Reggio partirono or è un secolo, quegli “esempi di Gloria e di Virtù” che i popoli di Bologna, di Ferrara e di Modena, si proposero di emulare. La rivoluzione pacifica avvenna in Reggio il 26 agosto 1796, la quale parve al Monti
 La favilla…d’onde primiero
Di nostra libertà scorse il baleno
ed al  Foscolo un “esempio magnanimo”con il quale i Reggiani scossero l’Italia sonnacchiosa, fu realmente non una ribellione locale contro il duca di Modena, ma contribuì sostanzialmente ed originariamente alla formazione del pensiero e del sentimento nazionale italiano. I Reggiani, appena acquista la libertà, mostrarono d’essere pronti a voler mantenere ad ogni costo l’indipendenza, e se il fatto di Montechiarugolo – dove una piccola colonna austriaca tagliata fuori da Mantova, fu dispersa da pochi granatieri francesi e da un drappello di guardie nazionali di Reggio – non ebbe una grande importanza militare, ebbe in quel tempo una grande importanza morale, ed al Bonaparte parve atto politico l’esaltarlo e al magnificarlo, per riabituare gli Italiani a guardare in faccia il nemico.
Un comitato costituitosi in Reggio, del quale è presidente onorario il comm. Ulderico Levi ex deputato di Reggio e presidente effettivo il cav. Filippo Ferrari, ha pubblicato fino dal 10 dello scorso dicembre un manifesto nel quale si annunziano i festeggiamenti prestabiliti per celebrare la ricorrenza centenaria della mozione approvata nel Congresso Cispadano per la bandiera tricolore. Del comitato fanno parte, oltre ai senatori Bonassi, Sormani-Moretti e Spalletti, e dei deputati Cottafani e Guaderzi, anche il professore Naborre Campanini che ne fu l’anima, il prof. Cav. Giuseppe Ferrari, il prof. Ugo Bassi autore di una pregiata storia di Reggio nell’Emilia alla fine del del secolo XVIII , e molti altri chiari ed autorevoli cittadini reggiani; ed il loro manifesto termina con questa parole:

“ Reggio meritò l’onore di essere
scelta a sede del Congresso per gli
ardimenti di pensiero e d’azione che,col
plauso dei più illustri contemporanei,
le valsero il nome di giusta, energica
e generosa.
“Dopo un secolo si mostrò non degenere
da quelli “esempi di gloria e
 di virtù” che i popoli di Ferrara,
di Bologna e di Modena, salutando, si pro-
ponevavo d’imitare. E dopo un secolo raccolga ogni ordine
di cittadini, a qualunque classe , a qualunque partito appar-
tengano, nella sollecitudine di festeggiare concordi l’avveni-
mento insigne, che diede un simbolo alla libertà della patria
ed un vessillo all’indipendenza ed all’unità d’Italia.

Il 6 del corrente gennaio si aprirà l’esposizione dei ricordi Cispadani e delle memorie e documenti ricordi della storia del nostro risorgimento in una sala del palazzo municipale. Figureranno in questa esposizione, oltre il modello dell’aula dove sedette il Congresso centumvirale, molte altre memorie di quel tempo, come coccarde,armi,oggetti diversi, e la raccolta completa delle gride comparse a Reggio dalla rivoluzione del 26 agosto 1796 alla fusione della Cispadana nella Cisalpina.
Nelle prime ore del pomeriggio del 7, le autorità, le rappresentanze della città Cispadane, le associazioni popolari della città e provincia di Reggio converranno nel Politeama Ariosto per ordinarsi in corteo e andare al palazzo municipale. Nell’atrio di quel palazzo e precisamente nella parete a destra – in quella dirimpetto, a sinistra, è il busto in marmo d’Enrico Cialdini fatto scolpire dai Reggiani nel 1862 – è stata collocata una grande lapide marmorea fermata da quattro borchie di bronzo, nella quale si legge la seguente iscrizione dettata dal prof. Naborre Campanini:

Il congresso Cispadano – della città di Bologna Fer-
rara Modena e Reggio – adunata in questo palazzo –
il giorno VII gennaio MDCCXCVII – ordinò – che fosse
universale lo stendardo di tre colori – verde bianco e
rosso – di qui la bandiera – tosto
augurata dalla fede  dei pensatori –
salutata dalle speranze dei poeti – ba.
gnata dal sangue – di martiri
e di soldati eroi – indi dal popolo e dal
Re concordi – decretata simbolo e ves-
sillo della nazione – mosse piena di
fati – alla gloria del Campidoglio –
dove vindice del diritto italico – con-
sacra – la libertà e l’unità della pa-
tria - VII gennaio MDCCCXCVII.

In questa epigrafe è interpretato, con grande squisitezza di frase e di concetto, il simbolo del tricolore. La interpretazione del Campanini è da preferirsi a molte altre, compresa quella norissima di Giobanni Berchet che scriveva:

il verde, la speme tant’anni pasciuta;
il rosso, la gioisa d’averla compita;
il bianco, la fede fraterna d’amor.

Ed è felicissima la frase con la quale s’accenna alla concordia fra popolo e Re nel decretare simbolo e vessillo della nazione la bandiera “bagnata dal sangue di martiri e di soldati eroi…Ciò che il prof. Campanini ha dovuto condensare nel conciso stile epigrafico dirà più ampiamente e da pari a suo Giosuè Carducci , quando alle 2 pomeridiane sarà scoperta la lapide. Poi le autorità e le rappresentanze visiteranno l’esposizione dei ricordi Cispadani, ed assisteranno, nella sala che fu del Congresso, ad una lettura storica del prof. Vittorio Fiorini su le origini e le vicende del tricolore italiano, argomento studiato ed analizzato dal Fiorini stesso da qualche tempo ed in modo tale che alcuno non può conoscerlo meglio. In questa occasione, a cura del Fiorini e del prof. Casini, sarà pubblicato il primo volume di una raccolta di “Documenti del Risorgimento italiano” che abbraccia precisamente il periodo della Cispadana; ed il prof. Casini darà in luce, nella “Rivista storica del Risorgimento” le notizie biografiche dei componenti il Congresso centumvirale ch’egli ha potuto raccogliere insieme con i ritratti dei meno ignoti fra loro.
La festa commemorativa di Reggio terminerà con un banchetto offerto agli ospiti dal Comitato e da molti cittadini, con una serata di gala al teatro municipale ed un ricevimento nelle sale della Società del Casinò. Chi conosce i Reggiani, anche soltanto di fama, sa come e quanto la loro città meriti, oltre la reputazione di generosa e fedele, anche quella di cortesissima, né può dubitare che tutto riescirà a meraviglia. Ma la festa di Reggio nell’Emilia non può essere considerata festa d’importanza puramente locale.
La ricorrenza centenaria della origine della bandiera tricolore dovrebbe trovare eco in tutta l’Italia, poiché quella bandiera, ora simbolo dell’alto ideale della patria, fu nel secolo incominciato il 7 gennaio 1797 e che termina fra quattro giorni , il segnacolo in vessillo di quanti dalle cime delle Alpi alle spiaggie meridionali della Sicilia insorsero contro lo straniero, nel nome dell’ Italia, o si levarono contro le male signorie, reclamando la indipendenza  e la libertà.
La storia del tricolore italiano, dal giorno nel quale fu decretato dal Congresso Cispadano, riassume la portentosa storia di una serie infinita di sagrifizi e di eroismi: la bandiera, che i Reggio fu dichiarata “UNIVERSALE” per le quattro repubblichette della federazione Cispadana, ispirò più tardi una fede veramente universale in tutta Italia, e come ogni fede ebbe anch’essa il suo infinito martirologio, prima che Carlo Alberto l’11 aprile 1848, dal quartier generale di Volta Mantovana la proclamasse bandiera nazionale italiana.
Da quel giorno molte altre migliaia di martiri e di soldati caddero per quella bandiera, fin quando essa non sventolò sul Campidoglio dove la spingevano i fati e il diritto d’Italia. Le ossa di quanti per i simbolici tre colori lasciarono la vita nell’esilio o sui patiboli, nelle carceri e sui campi di battaglia, esulteranno il 7 di gennaio, quando si festeggerà in Reggio il primo centenario della bandiera italiana; ma i loro spiriti, nei quali non può essere venuta meno l’antica fede resteranno meravigliati se vedranno passare quel giorno fra la indifferenza delle nuove generazioni italiani.       













































Nessun commento:

Posta un commento