giovedì 14 aprile 2016

LEGGENDO LO STUDIO DEL CENTRO STORICO DI UCRIA * Salvatore Lo Presti *

LEGGENDO LO STUDIO DEL CENTRO STORICO DI UCRIA
*  Salvatore Lo Presti *
            Ciao cari lettori, prima di fare una descrizione dello Studio del Centro Storico da poco presentato, mai più di adesso, mi vien da fare una riflessione, che parte dal 1998 e arriva sino ai giorni nostri. La riflessione è la seguente. Quando, insieme ad altri ragazzi, abbiamo cominciato a rimettere in piedi questo giornalino, la prima cosa che ho fatto è stata quella di andarmi a leggere i numeri che erano stati scritti nel 1998. Gli articoli scritti in quei tre numeri, ma soprattutto nei primi 2 numeri, sono articoli quasi tutti attuali. Allora, mi sono chiesto da subito e mi chiedo ora più che mai, perché coloro che allora scrivevano oggi, la maggior parte non lo fanno più? forse si sono arresi?… Perché nei molti articoli scritti all’epoca molti articoli sono critici, ma ricchi di una critica che, se all’epoca veniva da chi di dovere interpretata avrebbe dovuto portare a dei cambiamenti. Come da me detto gli stessi articoli se venissero pubblicati oggi, sarebbero validi al 100%. Ma su un articolo ho voglia di soffermarmi, non perché sia più critico di altri, ma perché rispetto agli altri è stato un articolo che ha avuto delle critiche. L’articolo di cui sto parlando è quello uscito sul primo numero scritto da Ranieri Nicolai, articolo in cui, Ranieri invitava tutta la collettività a rendersi partecipe di un cambiamento, cambiamento che ancora oggi, secondo la mia personalissima opinione, non c’è stato. Questo articolo invitava tutti gli ucriesi a prendersi cura di Ucria in particolar modo i più giovani. Questo articolo, veniva poi criticato nel numero seguente, ritenendolo addirittura fuori luogo, poiché, a detta del criticante, non dovevano essere solo i giovani a prendersi cura di Ucria, ma tutti. Io onestamente non capisco cosa poteva esserci di fuori luogo, l’ho letto e l’ho riletto più e più volte, ed è vero che si rivolgeva soprattutto ai giovani di allora, oggi meno giovani, ma, se vogliamo, non poteva essere altrimenti, visto che erano le persone, per così dire mature, ad essersi rese carnefici di Ucria, riuscendo a distruggerla come nemmeno le guerre erano riuscite a fare. Mi chiedo, e magari quando avrò la possibilità, se me lo ricorderò questa domanda gliela farò di persona, se questa persona che all’epoca fece questa critica, la rifarebbe anche oggi tale e quale, in ogni caso voglio riproporre lo stesso invito che nel 1998 proponeva Ranieri, ovviamente utilizzando parole mie, in modo che giovani e meno giovani magari possano trovare il giusto stimolo per cominciare ad interessarsi del bene comune, e quindi interessarsi di Ucria.
“Ucriesi, se non volete che la maggior parte dei vostri figli, amici, fratelli, siano costretti ad andarsene da Ucria per motivi di lavoro, e quindi per crearsi un futuro migliore, cominciate ad interessarvi del bene comune, perché, se è pur vero che per determinate classi di lavori, Ucria non è il giusto luogo dove poterle ricercare, e anche vero che per molte altre potrebbe esserlo e ciò eviterebbe di dover dire ciao, o come in molti casi addirittura addio, ad amici  e familiari, basta semplicemente che ognuno di noi faccia il proprio dovere per rendere migliore questo nostro paese troppo spesso in passato vittima di interessi economici che lo hanno distrutto e vorrebbero continuare a distruggerlo”
            Terminata la mia breve riflessione (breve rispetto a quella che mi piacerebbe fare, ma che al momento voglio risparmiarvi) posso passare adesso all’argomento principe dell’articolo.
Come molto probabilmente già saprete, nel mese di Marzo (per la precisione il Venerdì 18 Marzo) è stato presentato lo Studio del Centro Storico di Ucria. Lo Studio, è stato redatto dall’Ingegnere Antonino Maccora, progettista del PRG attualmente vigente datato 2002, e dal nostro Ufficio Tecnico Comunale, che ha come responsabile il Geometra Domenico Rigoli, oltre ad aver beneficiato delle Consulenze del C.I.R.C.E.S. (Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Centri Storici dell’Università degli Studi di Palermo), che è presieduto dal Professore e Ingegnere Giuseppe Trombino.
            Scrivo sull’argomento non solo per fare cronaca, cosa che non fa mai male, visti gli articoli ridicoli usciti in merito (e da molti nostri compaesani condivisi),  ma anche per fare una sana critica, critica che, se fatta in maniera giusta e competente (sperando che io riesca in questo intento), può anche essere più utile della cronaca stessa.
            Lo Studio, è composto da una relazione di 54 pagine più la cartografia.
            La relazione dello Studio, è divisa in 5 parti più l’appendice contenente le linee guida da seguire per gli interventi che è possibile ammettere all’interno del Centro Storico.
            Come ben messo in evidenza nella premessa della relazione, lo studio è stato redatto per adempiere all’obbligo imposto ai Comuni dalla L.R. n°13 del 10 Luglio del 2015.
            La prima parte della relazione fa un analisi dello stato di diritto del PRG vigente, concentrandosi specificamente sulla zona A, oltre a controllare, sempre all’interno del perimetro del Centro Storico i vincoli Urbanistico – Territoriali e i vincoli discendenti da strumenti di pianificazione sovraordinata.
            Una inesattezza che ho potuto osservare in questa parte della relazione è quella in cui si dice che il Centro Storico non è interessato da nessuna zona di Pericolosità e di Rischio del PAI (Piani stralcio per l’Assetto Idrogeologico), ma, come può essere osservato dalla cartografia dello stesso studio, in realtà il nostro centro storico è interessato da un area di rischio R2, e da un area di rischio R4 (come mostrato in figura).
            La seconda parte riguarda i criteri metodologici, che hanno permesso la realizzazione dello studio stesso, per chi fosse curioso può benissimo andare a leggerli direttamente all’interno del documento dello studio stesso che è possibile scaricare dal sito istituzionale del comune.
            La terza parte riguarda parla dello stato di fatto del Centro Storico, ed è diviso da una prima sottoparte in cui si da una breve cenno riguardante l’inquadramento territoriale e paesaggistico di Ucria, nella seconda sottoparte si ripercorre invece la storia del nostro paese, e visto e considerato l’ufficialità del documento, mi sento obbligato nel fare un’osservazione.
            L’osservazione è in merito al punto in cui si parla delle Torri Saracene:
nella relazione viene così riportato:
“Tuttavia, il legame con la dominazione Araba nel borgo (827-1061) sembra essere rilevante non soltanto per la derivazione del nome, ma anche per la struttura urbanistica del centro e per la presenza di tracce di due Torri Saracene, una in periferia – probabilmente usata come torre di avvistamento – e una nella zona nord del paese, la cui presenza dimostra che il centro doveva rappresentare un luogo strategico per chi dal mare voleva spingersi verso l’interno.”
Secondo la mia personale opinione, è preferibile modificare la parte sopra da me riportata, nel modo seguente:
            “Tuttavia, il legame con la dominazione Araba nel borgo (827-1061) sembra essere rilevante non soltanto per la derivazione del nome, ma anche per la struttura urbanistica del centro e dal fatto che all’interno del territorio ucriese sino a non molto tempo fa vi erano ancora  la presenza di tracce di due Torri Saracene, la prima di esse era sita alla periferia del centro urbano, nelle immediate adiacenze della «Piazza Rimembranza», infatti l’area era anche conosciuta come “località dietro la torre” e la seconda in località «S. Giovanni». La tracce di dette Torri sono state definitivamente perdute, per quanto riguarda la prima, a causa della costruzione della SS116 e della SP136, che confluiscono nell’area in cui essa sorgeva (intorno al 1922), per quanto riguarda la seconda le ultime tracce sono state distrutte nel 1950, quando venne usata la pietra di cui la stessa era costituita per la produzione della calce.”
            La terza sottoparte da informazioni in merito ai sistemi che sono stati i generatori della forma urbana.
            Questa parte potrebbe essere migliorata e di molto, ma, capendo che la finalità del documento è un'altra, e non quella di dare una descrizione dettagliata degli stessi, le mie osservazioni riguarderanno solo ed esclusivamente alcune imprecisioni che ho riscontrato nella stessa.
            Un errore si riscontra quando si parla della Chiesa Madre, quando cioè si sostiene che le navate siano separate tra loro da colonne di marmo, ma, come si può benissimo osservare dalle immagini, le colonne che separano le 3 navate sono realizzate con blocchi unici della stessa pietra arenaria con cui è realizzato il portale principale della stessa chiesa. Inoltre viene affermato che all’interno della stessa chiesa, è possibile ammirare la splendida statua della Madonna dell’Annunziata di scuola gaginiana. Anche questo è inesatto, poiché sono passati ormai diversi anni da quando la statua della Madonna non dimora più nella Chiesa Madre, infatti, da quando è stato terminato il restauro della Chiesa della SS. Annunziata la statua è ritornata nel proprio tempio. Forse lo scrittore della relazione, si confonde con la statua della Madonna della Scala, anch’essa della medesima scuola, che si trova all’interno della Chiesa Madre, collocata nell’abside in fondo alla navata destra.
            Dopo ciò, la terza parte continua con la classificazione degli isolati, che per chi volesse, può andare a leggere nella stessa relazione dello Studio.
            La quarta parte tratta di come sono state fatte le scelte per ottenere la tipizzazione delle unità edilizie, anche questa molto interessante.
            La quinta parte invece descrive gli interventi ammissibili a termine di legge per ogni tipologia individuata.
            Infine l’Appendice, presenta Linee Guida che dovrebbero essere seguite dai progettisti che intervengono all’interno del Centro Storico, ma anche e soprattutto dagli organi che sono tenuti a controllare i vari interventi che verranno fatti all’interno dello stesso.
            Per quanto riguarda la quarta parte, la quinta parte e l’Appendice, visto che non ho osservazioni rilevanti da fare lascio a voi il compito di andarveli a leggere all’interno della relazione.
            Per quanto riguarda la cartografia, non ho osservazioni da fare, come tutti possono constatare lo Studio del Centro Storico si allinea con il piano triennale delle opere pubbliche, infatti viene escluso dallo stesso il Palazzo Drago, e che non è tipicizzato è che è perimetrato in legenda come: Area esclusa dallo Studio in quanto interessata da progetto approvato con            Delibera di G.M. n°58 del 12-06-2008 e n°116 del 28-09-2015.

            Spero che abbiate trovato l’articolo interessante.



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