giovedì 14 aprile 2016

IMPRESSIONI * Valentina Faranda *

IMPRESSIONI
* Valentina Faranda *

            Viviamo in un mondo che si muove velocemente, così tanto velocemente che spesso non attribuiamo valore a ciò che facciamo.
            Negli ultimi vent’anni, in modo particolare, il mondo si è messo a correre per raggiungere un traguardo invisibile o mobile, cambiando in relazione alla nostra volontà.
            Quando io ero piccola, non a tutti i ragazzini erano permessi i cellulari. Il computer era quella grossa scatola grigia che non potevi portare ovunque a meno che non avevi una scrivania con le rotelle sotto … Non c’erano facebook, wattsup, tumblr o twitter.
            L’uomo è per sua natura un essere incompleto. Da quando nasce a quando muore ha il costante bisogno di modificarsi e di modificare il mondo intorno a sé, per renderlo più comodo, più interessante o semplicemente per avvicinarlo a quel sogno impossibile di quando era ragazzino.
            Nella maniera più assoluta sto dicendo che il mondo si è capovolto e, di certo, io non mi sento Martin Mcfly, trascinato da un secolo all’altro, da un giorno all’altro; ne tanto meno Bruce Willis in L’Esercito delle dodici scimmie. Non credo ci sia bisogno di un ritorno al passato per migliorare il futuro.
            Io sono cresciuta di pari passo con le nuove tecnologie; le ho viste espandersi senza nemmeno rendermene conto. Ho visto il mio cellulare cambiare da un decennio all’altro, diventare da più grande a più piccolo per poi divenire più sottile e liscio. L’ho visto riempirsi di tante piccole figurine che oggi noi chiamiamo “applicazioni”, ho parlato con persone che vanno a lavoro quando io vado a dormire e ho scoperto di poter guardare una serie tv in contemporanea con gli U.S.A (seppur in ore poco comode).
            Oggi parliamo di un mondo in cui le distanze, se ancora non completamente distrutte (non esiste ancora il teletrasporto, vero?), sono comunque aggirabili, in maniera importante.
Fino ad alcuni anni fa ci mettevo una notte per lo streaming di un film, adesso solo il tempo di cercarlo e lo sto già vedendo.
            Questo mondo è il mio mondo perché io sono cresciuta assieme a lui ma di certo è un altro per gli anziani che hanno fatto la guerra. Loro sì che si sentono tutti dei Marti Mcflay, catapultati in un epoca che è davvero tanto diversa da quella in cui sono cresciuti.
Eppure, talvolta, capita che io stessa mi senta in Ritorno al Futuro parte 4, meno gli skateboards volanti.
            Mi capita quando incontro bambini ai quali non si leggono più favole, uomini e donne che non dichiarano i loro sentimenti se non attraverso smiles, amici che si confrontano solo con post, bulli che feriscono con le parole vittime di cui non hanno mai sentito la voce, paesi che si annientano con guerre mediatiche…per arrivare a uomini che rivendicano i loro crimini sul webcome fossero imprese eroiche. Ecco, questa è l’altra faccia del mondo di oggi, l’incubo che l’uomo aveva da ragazzino.
            Non sto dicendo che il mondo si deve cambiare e che dobbiamo spegnere gli interruttori alla tecnologia. No, anche perché la storia ci insegna che l’inumano fa parte dell’individuo esattamente come l’umano, che per ogni cosa brutta ce ne sarà sempre una buona, che per tutti gli amici che si separano perché non si riconoscono più in quelle foto postate ce ne saranno altri a trovarsi proprio grazie a quelle foto postate.
            Non è un crimine l’utilizzo di un social, io stessa non potrei farne a meno, per molte ragioni.
            Quante volte queste novità sono state d’aiuto nella vita di tutti i giorni, anche per le questioni più stupide come la ricerca di una via in un nuovo paese…una volta si doveva chiedere alla gente per strada o si necessitava di  mappe di ogni città in cui si soggiornava. Adesso per ogni evenienza c’è Google Maps.
            La mia mente viaggia ormai con la stessa velocità del mio tempo e rido al pensiero di mio padre, per cui facebook e twitter sono gli skateboards volanti, “non mettiri nenti supra a internet chi i viduno tutti”… e poi penso che io ho sentito persone definirsi nei modi più coloriti e svariati senza nemmeno conoscersi, solo perché avevano opinioni differenti.
            Il punto focale di questa riflessione, forse anche troppo incasinata per essere compresa, è che il cambiamento della nostra era ha incredibilmente influenzato il nostro modo di esprimerci come esseri umani. Il nostro modo di vedere il mondo è rivoluzionato. Siamo tutti un po’ più adulti e meno sorpresi.
            C’è stato un tempo in cui eravamo come bambini di fronte ad un gelato, in cui ogni cosa ci suscitava una forte emozione, ogni cosa un continuo stupore.
            Certe volte osservo la gente e la sento quasi satura di emozioni, raffreddata; nei gesti, nel coraggio di dichiararsi apertamente, nel provare rimorso o compassione, nella capacità di sognare e soprattutto di sorprendersi, nel bene e nel male.

            Non si tratta di polemizzare o di analizzare i buoni e i cattivi aspetti del mondo contemporaneo. La mia è solo la riflessione, frutto, probabilmente, dello stress da studio sull’abbandono cuneiforme e l’adozione dell’alfabeto, con l’aggiunta di un po’ di teoria dei mondi possibili e per finire le pagine de Il Piccolo Principe. Ma il punto è che è solo questo, un caos di sensazioni contrastanti e confuse alla ricerca di un ordine.

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