venerdì 29 aprile 2016

U SCIECCU E U CARRETTU * Achille Baratta *

U SCIECCU E U CARRETTU
* Achille Baratta *
            Nella nostra Ucria avere un carretto significava essere ricchi, ma anche i ricchi quel simbolo di antiquariato che ora viene onorato dai nostri compaesani Dolce e Gabbana non lo usano, perché a loro bastava acavarcatura.
            Le strade di campagna erano semplicemente dei viottoli che spesso avevano u malupassu.
            È morto recentemente a 102 anni il Massimo dei massimi: Micio di Mauro, maestro pittore di sponde, chiavi, casciafusi e laterali dei carretti che dipinti da lui fanno da ornamento  e onore alla nostra Sicilia.
            Per parlarne correttamente ci vorrebbe un intero libro, ma io voglio ricordare solo l’arte del carretto in un mini museo insieme alle gesta di compare Turiddu e della bella Angelica dipinte su legno ed esposte al pubblico, per un’originale iniziativa di riscoperta dei valori culturali della nostra tradizione.
            Sono passati molti anni ma l’esempio è sempre valido e lo sarà ancora per sempre a immortalare un artista ma anche la sua terra: e tutta l’Etna che viene inondata dai suoi colori.

Voglio collaborare nel mettere a disposizione le immagini di alcuni quadri inediti.




TRADIZIONE PASTA CON LE SARDE (PASTA CHI SARDI) * Rosalba Paladina *


TRADIZIONE PASTA CON LE SARDE (PASTA CHI SARDI) 
* Rosalba Paladina *
La pasta con le Sarde è un piatto tipico delle nostre zone. È un primo piatto molto gustoso, che vede protagonisti dei prodotti semplici e poveri, che si trovano facilmente qui in zona. Il finocchio selvatico cresce dappertutto, e le Sarde abbondano dei nostri mari. L'aggiunta dello zafferano rende il piatto ancora più buono.
Gli ingredienti per questo gustosissimo piatto sono:
·         320 gr di spaghetti o bucatini;
·         1kg di sarde fresche
·         50 gr di sarde sotto sale
·         1 cipolla, 1 pomodoro pelato
·         1 mazzo di finocchietto selvatico
·         Uva passa, pinoli
·         Olio di oliva
·         Sale e pepe
1)                La prima cosa da fare è pulire le sarde. Occorre togliere la testa, le interiori e le lische.  La cosa importante è sciacquare bene le Sarde una volta aperte.  
2)                 Su un tegame mettete a scaldare l'olio e quindi fatevi rosolare la cipolla.
3) Aggiungetele sarde sotto sale e fatele sciogliere nell'olio cosi da formare una crema. 
4) Aggiungete l'uvetta e i pinoli,  mescolate e fate insaporire per 5 minuti. 
5) Aggiungete il pomodoro pelato, fatelo cuocere per 5 minuti quindi aggiungete le sarde, mescolate e fate cuocere per altri 10 minuti. 
6) Nel frattempo fate bollire in una pentola il finocchietto selvatico. Appena cotto scolatelo,
Conservando l'acqua di cottura. 
7) Tagliate le cime e mettetele nel sugo con le sarde (se necessario aggiungete qualche mestolo di acqua di cottura)
8) Fate cuocere la pasta nell'acqua di cottura del finocchietto, scolatela e mescolatela al sugo delle sarde. (Se volete potete completare il piatto con del pangrattato fatto tostare in una padella con un filo di olio).

Buon Appetito.

giovedì 14 aprile 2016

La Cruna dell'Ago - n. 4 - Aprile 2016









































IMPRESSIONI * Valentina Faranda *

IMPRESSIONI
* Valentina Faranda *

            Viviamo in un mondo che si muove velocemente, così tanto velocemente che spesso non attribuiamo valore a ciò che facciamo.
            Negli ultimi vent’anni, in modo particolare, il mondo si è messo a correre per raggiungere un traguardo invisibile o mobile, cambiando in relazione alla nostra volontà.
            Quando io ero piccola, non a tutti i ragazzini erano permessi i cellulari. Il computer era quella grossa scatola grigia che non potevi portare ovunque a meno che non avevi una scrivania con le rotelle sotto … Non c’erano facebook, wattsup, tumblr o twitter.
            L’uomo è per sua natura un essere incompleto. Da quando nasce a quando muore ha il costante bisogno di modificarsi e di modificare il mondo intorno a sé, per renderlo più comodo, più interessante o semplicemente per avvicinarlo a quel sogno impossibile di quando era ragazzino.
            Nella maniera più assoluta sto dicendo che il mondo si è capovolto e, di certo, io non mi sento Martin Mcfly, trascinato da un secolo all’altro, da un giorno all’altro; ne tanto meno Bruce Willis in L’Esercito delle dodici scimmie. Non credo ci sia bisogno di un ritorno al passato per migliorare il futuro.
            Io sono cresciuta di pari passo con le nuove tecnologie; le ho viste espandersi senza nemmeno rendermene conto. Ho visto il mio cellulare cambiare da un decennio all’altro, diventare da più grande a più piccolo per poi divenire più sottile e liscio. L’ho visto riempirsi di tante piccole figurine che oggi noi chiamiamo “applicazioni”, ho parlato con persone che vanno a lavoro quando io vado a dormire e ho scoperto di poter guardare una serie tv in contemporanea con gli U.S.A (seppur in ore poco comode).
            Oggi parliamo di un mondo in cui le distanze, se ancora non completamente distrutte (non esiste ancora il teletrasporto, vero?), sono comunque aggirabili, in maniera importante.
Fino ad alcuni anni fa ci mettevo una notte per lo streaming di un film, adesso solo il tempo di cercarlo e lo sto già vedendo.
            Questo mondo è il mio mondo perché io sono cresciuta assieme a lui ma di certo è un altro per gli anziani che hanno fatto la guerra. Loro sì che si sentono tutti dei Marti Mcflay, catapultati in un epoca che è davvero tanto diversa da quella in cui sono cresciuti.
Eppure, talvolta, capita che io stessa mi senta in Ritorno al Futuro parte 4, meno gli skateboards volanti.
            Mi capita quando incontro bambini ai quali non si leggono più favole, uomini e donne che non dichiarano i loro sentimenti se non attraverso smiles, amici che si confrontano solo con post, bulli che feriscono con le parole vittime di cui non hanno mai sentito la voce, paesi che si annientano con guerre mediatiche…per arrivare a uomini che rivendicano i loro crimini sul webcome fossero imprese eroiche. Ecco, questa è l’altra faccia del mondo di oggi, l’incubo che l’uomo aveva da ragazzino.
            Non sto dicendo che il mondo si deve cambiare e che dobbiamo spegnere gli interruttori alla tecnologia. No, anche perché la storia ci insegna che l’inumano fa parte dell’individuo esattamente come l’umano, che per ogni cosa brutta ce ne sarà sempre una buona, che per tutti gli amici che si separano perché non si riconoscono più in quelle foto postate ce ne saranno altri a trovarsi proprio grazie a quelle foto postate.
            Non è un crimine l’utilizzo di un social, io stessa non potrei farne a meno, per molte ragioni.
            Quante volte queste novità sono state d’aiuto nella vita di tutti i giorni, anche per le questioni più stupide come la ricerca di una via in un nuovo paese…una volta si doveva chiedere alla gente per strada o si necessitava di  mappe di ogni città in cui si soggiornava. Adesso per ogni evenienza c’è Google Maps.
            La mia mente viaggia ormai con la stessa velocità del mio tempo e rido al pensiero di mio padre, per cui facebook e twitter sono gli skateboards volanti, “non mettiri nenti supra a internet chi i viduno tutti”… e poi penso che io ho sentito persone definirsi nei modi più coloriti e svariati senza nemmeno conoscersi, solo perché avevano opinioni differenti.
            Il punto focale di questa riflessione, forse anche troppo incasinata per essere compresa, è che il cambiamento della nostra era ha incredibilmente influenzato il nostro modo di esprimerci come esseri umani. Il nostro modo di vedere il mondo è rivoluzionato. Siamo tutti un po’ più adulti e meno sorpresi.
            C’è stato un tempo in cui eravamo come bambini di fronte ad un gelato, in cui ogni cosa ci suscitava una forte emozione, ogni cosa un continuo stupore.
            Certe volte osservo la gente e la sento quasi satura di emozioni, raffreddata; nei gesti, nel coraggio di dichiararsi apertamente, nel provare rimorso o compassione, nella capacità di sognare e soprattutto di sorprendersi, nel bene e nel male.

            Non si tratta di polemizzare o di analizzare i buoni e i cattivi aspetti del mondo contemporaneo. La mia è solo la riflessione, frutto, probabilmente, dello stress da studio sull’abbandono cuneiforme e l’adozione dell’alfabeto, con l’aggiunta di un po’ di teoria dei mondi possibili e per finire le pagine de Il Piccolo Principe. Ma il punto è che è solo questo, un caos di sensazioni contrastanti e confuse alla ricerca di un ordine.

A.F.E.U.: PASSIAMO ALL'AZIONE!!! * Alessandra Nici *

A.F.E.U.: PASSIAMO ALL'AZIONE!!!
* Alessandra Nici *
            Quale mezzo migliore del giornalino fatto dagli ucriesi, per gli ucriesi, potevamo scegliere per dare una bella notizia??
            Dall'idea e dalla volontà di un gruppo di operatori commerciali nasce A.F.E.U., associazione delle forze economiche ucriesi.
            Come spesso accade, tutto ha inizio da uno scambio casuale di idee, e anche qualche lamentela, davanti ad un caffè, in una fresca mattinata d'inverno ucriese .. niente di più che un confronto, la condivisione di una speranza tra due persone che poi diventano tre, poi sei, poi quindici!! Alla fine ci si ritrova tutti seduti allo stesso tavolo, a dialogare, a confrontarsi, scopri che quella persona, che fa il tuo stesso mestiere e che incontri tutti i giorni per strada, e ti appare sempre più cupa e pensierosa, condivide i tuoi stessi problemi e preoccupazioni, ed in cuor suo, le tue stesse speranze!!
            É da queste speranze che abbiamo deciso di ripartire!! Abbiamo deciso che, seppure ogni cosa pare andare nella direzione opposta, noi VOGLIAMO CONTINUARE a SCOMMETTERE ancora una volta sul nostro AMATO PAESE!!! Non ci arrendiamo, e decidiamo di RESTARE perché vale la pena lottare e resistere!!
            Un paese ti dà le radici, ti permette di andare ovunque nel mondo senza mai perdere la tua identità, ti dona quella ricchezza di tradizioni, suoni e profumi che rimangono indelebili nella mente!! Un paese, seppur nella povertà o semplicità dei suoi mezzi, ti trasmette l'essenziale, i grandi valori che detteranno le azioni di tutta una vita: famiglia, rispetto, condivisione. Noi non vogliamo rinunciare a questa grande ricchezza!
            Un paese è fatto di persone, e solo da esse dipende il suo vivere o morire, e noi ucriesi dobbiamo certamente fare mea culpa se, negli anni, tra il generale disagio economico e talvolta sociale, abbiamo preferito dire che “tanto è destinato a morire” oppure “tra dieci anni saremo frazione di quel paese”, tra l'imperante lassismo ed inerzia.
            Ma noi di A.F.E.U. pensiamo che si può e di deve fare di più!!
            Ucria vanta un PATRIMONIO artistico, culturale, naturalistico e gastronomico di grande IMPORTANZA, e spetta a tutti noi il compito di promuoverlo, farlo conoscere e permettere che gli sforzi dei nostri predecessori acquistino maggior valore ogni volta che ne decantiamo la STORIA e la BELLEZZA.
            Questo è il nostro scopo come associazione e come comunità!
            A.F.E.U è un grande progetto in continuo divenire, in cui TUTTE le aziende ucriesi di qualsiasi categoria, trovano il loro posto e sono chiamate a collaborare!
            Quindi rimbocchiamoci le maniche e ... buon lavoro a tutti!!
Alessandra, Pina, Gabriella, Peppuccio, Mario, Dario, Anna, Pippo, Patrizia, Signorino, Enza, Maria Concetta, Salvatore.......e tanti altri!!
A breve inizieremo a lavorare…

 stay tuned..