martedì 15 marzo 2016

NOTERELLE UCRIESI 4 Seconde divagazioni onomastiche: cognomi e soprannomi. * Nino Pinzone ‘Palagunia’ *

 
NOTERELLE UCRIESI 4
Seconde divagazioni onomastiche: cognomi e soprannomi.
* Nino Pinzone ‘Palagunia’ *
Parlando del contenuto della noterella del mese scorso dedicata ad una particolare categoria di soprannomi, quella derivante dai nomi propri di persona, un mio lettore mi ha chiesto scherzando se non temessi di urtare la suscettibilità di qualche Ucriese, osando riportare per iscritto la ‘nciuria della sua famiglia. A dire il vero non mi sono affatto posto il problema, da un lato perché fido molto nell’intelligenza, nel buon senso e nella propensione all’autoironia dei miei compaesani,  soprattutto quelli delle nuove generazioni; dall’altro, perché l’intento, nel riportare i soprannomi, come ho fatto e continuerò a fare, è soltanto di carattere conoscitivo, neutro,  asettico e pertanto non censurabile, come quello, ad es., di uno studioso di anatomia che nelle sue lezioni non si pone minimamente il problema di chiamare col loro nome alcune parti del corpo umano, cosa da cui lo stesso si guarderebbe bene dal fare con qualsiasi interlocutore nella vita quotidiana. D’altro canto le ‘nciurie che vado riferendo, come si può facilmente notare, non sono veramente tali: nella loro stragrande maggioranza, cioè,  non hanno e non hanno mai avuto alcuna volontà offensiva nei confronti delle persone cui venivano attribuite, ingiuriosa come potrebbe far pensare l’etimologia della parola. Servivano solo ad individuare più facilmente una famiglia all’interno della comunità paesana o un individuo tra quanti portavano lo stesso cognome, specie quando questo rientrava fra i quattro o cinque più diffusi nel paese. Non è un caso che l’alternativa, con terminologia più corretta, quando un siciliano vuol conoscere il soprannome di un individuo, è quella di chiedere non come è ‘nciuriatu’, ma come è ‘ntisu, come cioè è meglio conosciuto. Della sincerità delle mie intenzioni fa poi fede il fatto che non ho esitato ad aggiungere  il soprannome della mia famiglia al mio nome e cognome nel firmare le noterelle pubblicate su “La cruna dell’ago”. Mio fratello Luigi poi si firma su Facebook col soprannome e non col cognome, come invece fanno tutti.
Fatta questa, probabilmente inutile, premessa, continuiamo a parlare di soprannomi ucriesi. Si è detto che molti derivano da semplici nomi propri in genere inusuali per il contesto umano di appartenenza, e se ne è riportato un numero cospicuo. Ai soprannomi  elencati se ne possono assimilare altri, anche se non sono derivati da veri e propri nomi di persona, ed esattamente Pilatu, Cireneu e Tataranchiu.
I primi due, come tutti sanno, corrispondono ai nomi del governatore romano che giudicò Gesù, lavandosene le mani, e al poveretto, di origine cirenaica (donde la denominazione), costretto ad aiutare il condannato, ormai sfinito, a portare la Croce nel tragitto verso il Golgota.
Non esiterei un attimo a collegare i due soprannomi a qualche rappresentazione sacra, ad una messa in scena della via Crucis nella quale i due avrebbero impersonato rispettivamente i due personaggi. Evidentemente anche ad Ucria - paese nel quale il rito della crocifissione di Gesù è particolarmente sentito, come prova da solo il fatto che il patrono è proprio il Cristo della pietà - si sono svolte rappresentazioni della via Crucis in grande stile. Gli Ucriesi del resto hanno sempre amato recitare. Di tanto in tanto c’è sempre stata, a quel che mi ricordo, qualche iniziativa di mettere in scena, sia pur a livello puramente dilettantesco, commedie, farse o drammi. Il vecchio teatrino della canonica ne è buon testimone. Ne sono testimoni le piazze e le vie del paese nei giorni del Carnevale. Così è stato anche in un passato un po’ più lontano, a giudicare almeno dall’articolo pubblicato negli anni trenta dell’Ottocento da Gaetano Algeri Fogliani (gloria cittadina, a cui ha dedicato un articolo mio fratello in un numero precedente di questo giornalino) e intitolato “Il teatro popolare ad Ucria”. Con mio grande rincrescimento, nonostante i miei sforzi non sono riuscito a rintracciare tale articolo, che sarebbe molto interessante leggere per conoscere maggiori particolari su questo interessante aspetto della vita dei nostri antenati. Un dato è però certo, quello del loro interesse per le rappresentazioni. Non si trattava naturalmente di teatro di grande livello, ma verosimilmente di teatro popolare, un genere molto diffuso nella Sicilia dei tempi andati. Proprio questo ci fornisce forse lo spunto per individuare l’origine del terzo dei soprannomi prima indicati. (Pasquino) Tataranchiu era infatti il nome di un notissimo personaggio del teatro popolare siciliano, come Peppe Nappa, la maschera più famosa, Nofriu, Virticchiu, e non è difficile ipotizzare che qualcuno che ne recitò la parte in una rappresentazione teatrale se lo sia visto appiccicare addosso come soprannome. Un fenomeno ancora vivo: analogamente, fatte le dovute proporzioni e differenze, nomi come Stanlio e Ollio, Charlot, il tenente Sheridan, Montalbano, Tatarella  hanno sostituito e sostituiranno quasi meccanicamente nella mente e sulle labbra degli spettatori quelli degli attori che li hanno interpretati. Non si può naturalmente escludere che, sentito il nome di Tataranchiu assistendo ad una recita, qualche buontempone in vena di scherzi lo abbia appiccicato al malcapitato nostro vecchio compaesano indipendentemente da sue eventuali performance recitative[1].
Diverse altre ‘nciurie  diffuse ad Ucria sono invece ascrivibili ad un’altra categoria, quella dei cognomi, non sono altro, cioè, che cognomi volgarizzati o in qualche caso leggermente storpiati e usati come soprannomi. Caratteristici in tale ultimo caso i suffissi con cui si trasformavano alcuni cognomi per renderli declinabili al femminile e al plurale, e cioè  - inu, -ina, -ini (come nel caso di Casiddotini, Curdarotini, Dragotini, Ferrina, Fiolinu, Garvagnotini, Martiddotini, Pagghiazzini,  Pagghiazzotini, Virgunotini), oppure -otu, -ota, -oti (come per Casiddoti, Curdaroti, Dragoti, Garvagnoti, Martiddoti, Pagghiazzotini, Virgunotini). In alcuni casi sono addirittura presenti entrambi i suffissi. Nel suo La Sicilia nei secoli (tr. it. Palermo 1984, p. 35 s.), il grande storico del siciliano Gerhard Rohlfs faceva notare come anche il primo tipo di suffisso sia, come il secondo, di origine greca e sia generalmente diffuso nel triangolo nord-occidentale della Sicilia e nella Calabria meridionale con la funzione di creare il plurale o il femminile di nomi propri e di cognomi. Tra gli esempi addotti dal Rohlfs ne compare uno ucriese, esattamente quello di Ferrina/Ferrini, desunto con certezza dalle notizie fornitegli da mio padre, uno dei tanti informatori del grande studioso berlinese sparsi per la Sicilia[2].
            Tra i soprannomi derivanti da cognomi c’è anche quello della famiglia del mio nonno materno, Luigi Murabito ‘Fruntinu’, sarto e figlio di sarto, emigrato negli Stati Uniti,  (a Waltham Mass, alla periferia di Boston, sede di una numerosa comunità di compaesani), rientrato per partecipare alla Grande guerra, riemigrato e morto in America, dove è sepolto. La foto che allego lo ritrae con una tromba in mano. Come tanti altri suoi coetanei, suonava infatti nella banda di Ucria. Ripartendo per l’America, nel 1948, lasciò la cornetta alla Associazione Combattenti e Reduci, ed erano proprio gli squilli di quest’ultima  che nei giorni delle usuali rievocazioni del 4 novembre si sentivano provenire dalla terrazza dell’Associazione, come ricorderanno quelli che hanno una certa età[3].
Tornando al tema della nostra noterella, è doveroso dire che molti non sono veri e propri soprannomi, ma semplicemente adattamenti dialettali del cognome che si sostituiscono ad esso nell’uso quotidiano, non lo accompagnano come fanno generalmente i cognomi trasformatisi in  ‘nciurie. Quest’ultima tipologia pone il problema di capire il perché della loro trasformazione, cosa che è possibile fare in varie maniere. In un primo momento avevo ipotizzato situazioni derivanti da unioni non legalizzate, col risultato che i figli prendevano il cognome della madre, ma per la gente erano individuati col cognome del padre, che pian piano, a partire dalla generazione successiva, si trasformava in soprannome. Lo stesso dicasi per certi casi di adozione, quando i figli prendevano il nuovo cognome associandolo a quello originario. Ma si trattava comunque di situazioni sporadiche, che mal si rapportano al numero piuttosto consistente di cognomi/soprannomi. Più convincente ritengo oggi la soluzione suggeritami da mio fratello Luigi, che lega l’origine di questa particolare categoria di soprannomi all’uso del doppio cognome, quello paterno e quello materno, parecchio diffuso nella Sicilia borbonica. Tra gli esempi possibili quello del nostro Gaetano Algeri che si firmava appunto col doppio cognome, Algeri Fogliani. Altri casi  quello dei Gullotti Morici, dei Gullotti Paterniti, dei Gullotti Cordaro, dei Baratta Scaduto... Con le novità apportate al diritto di famiglia dalla nuova Italia, dopo l’Unità, il secondo cognome è pian piano caduto in disuso, trasformandosi spesso in soprannome. Si sarebbe verificato un caso inverso rispetto a quello dell’antica Roma, dove il cognomen (il terzo dei tria nomina che caratterizzarono l’onomastica romana) altro non era che la consolidazione giuridica di un precedente soprannome: nomi tanto noti come Cicerone, Catone, Scipione, Varrone, Marcello, Cesare e tanti altri, tali erano in origine. Caso inverso più recente, e a tutti noto, è quello di Tortorici,  dove  i soprannomi sono diventati in molti casi secondo cognome.
Ma ecco, per finire,  l’elenco, da me ricavato spulciando velocemente nel lavoro di Ciccino Pinzone, citato nella precedente noterella. Ribadisco, come il mese scorso, che esso non ha pretese di esaustività e invito i lettori a darmi suggerimenti e consigli, e a proporre le aggiunte che ritenessero opportune.
-          Argiri,
-          Barbadoru, Bellisanti, Bivacqua, Bonannu, Bonsignuri, Boscia, Burreddu,
-          Casedda /Casiddoti/ Casiddotini, Ciprianu, Coppolinu, Curdaru/Curdarotini/Curdaroti,
-          Dovicu,  Dragoti/Dragotini,
-          Ferrina (Ferro), Fiolinu/a, Fragali, Fruntinu, Fugghianu,
-          Garvagnoti / Garvagnotini, Genuvisi,
-          Lupica,
-          Maniaci, Marteddu, Martiddoti/-ini, Miluni, Miniu (?), Mirinninu,
-          Orifici,
-          Pagghiazzu, Pagghiazzini/Pagghiazzoti/Pagghiazzotini, Palagunia (?),
-           Papotta,  Pidalina, Purtali, Reali, Ricciardu,
-          Sardini, Scardinu, Sciarriuni, Scimuni, Spatula, Stancampianu,
-          Trischitta,
-          Vespucci, Virguni /Virgunoti/Virgunotini (da Gurgone!).






[1] Il significato dellla parola tataranchiu riportato dall’Etimologycum siculum di Giuseppe Vinci, 1758-1759 (hominem inertem et desidem) deriva con ogni probabilità proprio dal carattere della maschera teatrale.
[2] Mio padre aveva fornito a Rohlfs l’elenco dattiloscritto dei soprannomi ucriesi e questi correttamente lo citò in qualcuna delle sue pubblicazioni.
[3] Qualche anno fa, trovandomi ad Ucria, la curiosità mi ha spinto a chiedere notizie della tromba, ma sembra scomparsa e nessuno ha saputo dirmi niente in proposito.



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