martedì 15 marzo 2016

LA ZIA GRAZIA E LO ZIO VINCENZO: UCRIESI A PATERNÒ * Enzo Allia *

LA ZIA GRAZIA E LO ZIO VINCENZO: UCRIESI A PATERNÒ
 * Enzo Allia *


            Qualche giorno fa, accompagnato, da mio cugino Enzo, figlio degli zii che mi accingo a ricordare, sono andato a visitarli a Paternò, dove riposano.
            Una miriade di emozioni e pensieri si è subito affacciata nel cuore e nella mente: mi sono rivisto ad Ucria, nella mia casa, bambino felice, amorosamente accudito, oltre che dai miei genitori, anche dalla zia Grazia, sorella di mio padre, che ogni giorno restava in mia compagnia, mentre mia madre svolgeva a scuola la sua missione di educatrice.
            Posso ben dire che i miei primissimi anni li ho passati fra le braccia della zia. Spesso lei, anche da molto anziana, mi ricordava quei giorno e tutti i patemi d'animo procuratole, specie quando, tenendomi in braccio, abbiamo rischiato di ruzzolarci dalle scale. E, sorridendo, mi diceva: "Chi avrebbe poi sentito tuo papà se ti fossi fatto male”!
            Mi ricordava anche i suoi timori per qualche mio piccolo malanno, comune nei bimbi in tenera età. Si compiaceva inoltre e con orgoglio mi raccontava quando Padre Dinardo, venuto per la benedizione della casa, avendomi visto nella culla, che ancora esiste nella casa di Ucria, ebbe ad esclamare: "Quanto è bello questo bimbo, sembra un angioletto!"
            Poi le vicende della vita ci hanno per tanti anni un po' allontanati: io a Messina per i miei studi, lei a Paternò dove si era trasferita col marito: lo zio Vincenzo.
            Giunto poi io a Catania per impegni di lavoro, i rapporti affettivi mai cessati, si sono subito riallacciati ed ho avuto modo di apprezzare il grande affetto che lo zio Vincenzo mi ha subito dimostrato.
            Posso ben affermare che, malgrado fosse uno zio acquisito, aveva nei miei confronti un'attenzione, una delicatezza, una generosità che ad oltre trent'anni dalla sua scomparsa, lasciano in me sempre vivo il suo ricordo. E mi sembra ancora di sentire la sua vo e quando mi vedeva arrivare a casa sua. Chiamava subito la zia: Grazia, c'è tuo nipote Enzo, preparagli qualcosa di buono". Poi, rivolto a me: "Ma niputeddu, incomincia ad assaggiare qualche cosina" e giù a mettermi davanti tanto ben di Dio che al solo pensarci, a distanza di così tanto tempo, mi viene l'acquolina in bocca.
            Ricordo anche il piacere che lo zio provava quando mi presentava ai suoi amici e l'orgoglio nel dire: È dottore e direttore dell'Enel di Catania, esagerava: ero il capo ufficio!
Un'ultima cosa desidero ricordare: fin quando è vissuto lo zio Vincenzo non ho mai comprato arance e sicuramente i più buoni tarocchi di Paternò, li ho mangiati io e tutt'ora quando compro le arance, il mio pensiero va a lui.
            Dopo la prematura scomparsa dello zio, la zia Grazia, sempre mite, ha continuato a vivere nella sua casa di Paternò, una vita di lavoro, di amore per i figli e i tanti nipoti, sostenuta da una fede semplice e fiduciosa.
            Negli ultimi anni andavo di tanto in tanto a trovarla nella casa di riposo" dove si era trasferita, amorevolmente assistita dalle suore Orsoline.
            E non potrò certo mai dimenticare la gioia da lei provata, quando andai a trovarla prima del Natale 2015 e l'espressione con la quale mi accolse. Congedò le persone che con lei s'intrattenevano dicendo: Ora, facitimi salutari a me' niputi Enzu ".
            È stata l'ultima volta che l'ho vista!
            Circa un mese dopo si è addormentata nel Signore.
            Ricordandola mi risuona ancora nelle orecchie: " Facitimi salutari a me' niputi Enzu."

            All'arrivo in chiesa per l'ultimo saluto non ci ha accolti un mesto rintocco di campane, ma un festoso e gioioso scampanio: un angelo, avanti negli anni, saliva al Cielo.



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