martedì 15 dicembre 2015

L’ENERGIA PULITA E LE RETI INTELLIGENTI DELLA CITTÀ IDEALE *Achille Baratta*

L’ENERGIA PULITA E LE RETI INTELLIGENTI DELLA CITTÀ IDEALE
*Achille Baratta*

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ermarsi ai fiori è certamente troppo poco, occorre solo oltre lo stretto e togliersi i paraocchi culturali e scegliere un altro punto di vista che ci liberi dalla cancrena delle discariche e dei relativi intrallazzi e ci faccia capire i vantaggi diretti e indiretti del nuovo modo di fare urbanistica che oggi non può più essere una scienza di pochi ma deve coinvolgere altri settori per dare una nuova linfa ai nostri centri abitati in piena libertà conoscitiva.
In Italia i tagli retroattivi e improvvisi hanno messo in ginocchio la nascente industria dell’energia pulita. Nel 2014 c’è stato un calo del 71% per cento degli investimenti in rinnovabili con crollo occupazionale.
Positivo invece il trend nel settore degli imballaggi. L’aggiornamento del rapporto di sostenibilità del Conai, il consorzio del settore (elaborato con l’approccio metodologico del Green Economy Report), testimonia che nel 2014 il recupero e l’avvio a riciclo degli imballaggi ha generato benefici economici diretti per 891 milioni di euro. Inoltre il riciclo e recupero degli imballaggi ha consentito nel 2014 il risparmio di 3,3 milioni di tonnellate di materia prima.
A Milano la differenziata è al 67%, infatti in sei mesi l’Expo ha prodotto una montagna di rifiuti, che sono stati raccolti e trattati in modo differenziato. L’Amsa (Azienda milanese servizi ambientali) ha infatti usato per il sito dell’Esposizione il metodo utilizzato in tutta Milano.
Conai ha invece messo a punto un “contatore ambientale” che è stato installato per valutare i benefici derivanti dalla corretta gestione della spazzatura. Secondo i dati aggiornati al 15 ottobre, la differenziata all’interno dell’area espositiva ha raggiunto quota 67%, evitando l’emissione di 285 tonnellate di Co2 e consentendo il risparmio di 44.700 metri cubi d’acqua e di 4 milioni di kwh di energia elettrica. I rifiuti riciclati nei primi quattro mesi hanno, inoltre, permesso di produrre 213.426 felpe in pile, 2.230 panchine in plastica, 51.594 chiavi inglesi, 2.495 caffettiere in alluminio, 2.321 armadi in legno, 5.205.363 scatole per scarpe, 1.310.716 bottiglie in vetro e 171 tonnellate di compost. Ma c’è chi per vivere meglio propone le reti intelligenti della città ideale, ecco quello  che scrive Laura Montanari su La Repubblica.
Lampioni che si caricano con la luce solare, strade che si illuminano senza bisogno di elettricità, telecamere a basso costo, droni per il monitoraggio del traffico o delle frane. La città digitale è un laboratorio delle meraviglie, un cantiere aperto, andare in bicicletta per lunghi tratti su piste ciclabili collegate, camminare su superfici che riducono il rumore. «Le smart city sono mirate a una sostenibilità che va in tre direzioni: ambientale, economica e sociale». spiega Gian Marco Revel, docente di ingegneria all’Università Politecnica delle Marche. «Sono un concetto ampio e complesso perché toccano il Dna del vivere urbano». E puntano tutto sulla tecnologia per sciogliere i nodi, dal traffico alla raccolta dei rifiuti, dai parcheggi al trasporto pubblico e per offrire soluzioni che migliorino la vita dei cittadini.
Si potrebbe protrarre questa tematica sociale ed economica all’infinito, ma il vero problema è portare fuori dai recinti delle professioni queste argomentazioni che non sono certamente di settore. Dobbiam cambiare canale con i fiori e col riuso, invece di giocare a nascondino, affrontiamo i problemi da un nuovo punto di osservazione che potrebbe essere anche Ucria.
Ma il trend nord-sud aumenta ancora ma noi non siamo italiani? O semplicemente i neri annacquati d’Italia!


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